Il Dornier 328, bimotore ad elica delle Nazioni Unite, aveva dovuto tornare indietro a pochi minuti dal decollo. “Qualcosa non ci convince”, si era giustificato il pilota. A bordo i passeggeri, una ventina in tutto, non si erano scomposti più di tanto. Non era la prima volta che questi voli avevano contrattempi.
Dopo un cambio di aereo e due ore e mezza di attesa, finalmente la partenza. Primo scalo a Maiduguri, dove contractors armati assicurano sulla pista un trasporto di contanti, quindi decollo per Yola. Dall’aereo gli alberi si possono contare uno ad uno ed i fiumi, ancora secchi, si riconoscono per la sabbia fine e chiara che ne colma i letti. Solo il Benue ha ancora acqua e le sue rive sono di un verde intenso, orti coltivati con cura.
Tra Yola e Mubi la strada è per lunghi tratti non asfaltata e, in certi punti, quasi una pista. Baobab si alternano alle palme, ogni tanto qualche grande albero di mango si impone sul paesaggio. Le mandrie dei fulani, con le loro mucche magre, sono in perenne movimento su queste terre ancora avare di foraggio. A Mubi, infine, una piccola moschea annuncia la preghiera del tramonto mentre enormi pipistrelli si chiamano e volteggiano nell’aria quasi buia, ancora calda del giorno.